(autoritratto)

Vittorio Vighi - sito ufficiale

Radio e TV

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Dalla metà degli anni '70 circa in poi Vighi ha lavorato per la RAI e poi per Mediaset come autore o coautore di programmi radio e televisivi. Ricordiamo 'L'Altra Domenica' degli inizi, 'Tandem', 'Buona sera con...', 'Pista!' (1986-1987) con Maurizio Nichetti, 'Europa Europa', 'Il pranzo è servito' e, per la radio, 'Carta Bianca', 'Bric a Brac', 'Mi racconti una fiaba?', 'Giallo sera'. Trascriviamo di seguito una delle favole scritte per il programma radiofonico
 
 
MI RACCONTI UNA FIABA? Le favole di sempre narrate da Elio Pandolfi.
Programma ideato e diretto da Paolo Leone e Mirella Mazzucchi:
di Vittorio Vighi
‘Mustafà e il tappeto volante’
(RAI Radiouno, 1991)

C’era una volta, nella ricca città di Baghdad, un vecchio venditore di tappeti.
Le forze ormai lo abbandonavano e non riusciva più a spostare la pesante mercanzia per metterla in mostra nella sua botteguccia del bazar.
L’unico aiuto gli veniva da Mustafà, un giovincello che viveva di espedienti, rubacchiando qua e là, e che capitava spesso dal vecchio per farsi raccontare antiche storie della città e dei suoi favolosi Califfi.
Accadde dunque che Mustafà, un po’ aiutandolo e un po’ ascoltandolo, si era affezionato al vecchio e trascorreva sempre più tempo in sua compagnia.
Un giorno l’anziano mercante sentì di essere arrivato al termine della sua vita: ‘Mustafà, io sono ormai prossimo a lasciarti. La mia mercanzia servirà a saldare i debiti, ma a te voglio fare un regalo speciale, lo meriti. Quel vecchio tappeto liso e sdrucito è tuo, ti basterà dire: Khalen! Khalan! Khalun! e....’ non poté finire la frase e spirò.
Mustafà ne fu molto addolorato e pianse a lungo dirigendosi a lenti passi verso la baracca in cui abitava alla periferia della città col vecchio tappeto sotto il braccio.
Arrivato alla sua cadente dimora si accoccolò sul tappeto e, ricordando le parole del vecchio e spinto soprattutto dalla curiosità, mormorò: ‘Khalen! Khalan! Khalun!’; il tappeto si alzò subito in volo, tra lo stupore del giovinetto, che dopo un attimo di paura rimase estasiato dalle sorprendenti immagini della città vista dall’alto.
Mustafà, in preda a viva eccitazione, sorvolò il brulicante bazar, il palazzo del Califfo, le moschee dai lunghi minareti, e infine puntò verso la campagna dove vide i contadini al lavoro, le carovane dei mercanti e le mandrie di cammelli. Da quel mattacchione che era, Mustafà si divertì ad inseguire una esterrefatta aquila, impaurì uno stormo di piccioni selvatici, si infilò in un paio di soffici nuvole quindi, felice e contento per la strabiliante avventura, fece ritorno a casa.
Il Califfo di Baghdad, avendo la sua figlia prediletta raggiunta l’età da marito, era in attesa dei molti pretendenti che aveva convocato dopo aver mandato araldi in tutti i Regni vicini.
La Principessa sarebbe andata sposa a chi avesse portato il dono più ricco e consistente.
Mustafà decise di partecipare alla gara; era a conoscenza che sulla Montagna di Cristallo c’era un rubino grande come un melone chiamato ‘l’Occhio di Allah.’
La Montagna di Cristallo, che si trovava nelle terre del Re Akim, era sorvegliata da un nugolo di terribili guardie ma il giovane, col suo tappeto volante, avrebbe potuto raggiungere il prezioso rubino dall’alto e portarlo via senza che nessuno se ne accorgesse.
Presa questa decisione, Mustafà rubò un abito nuovo in un emporio del bazar, salì sul tappeto volante e si diresse verso la Montagna di Cristallo.
VVVOOUUM!! La raggiunse dopo un volo velocissimo, prese il grande rubino che vi stava in cima senza che nessuno desse l’allarme e tornò ancora più velocemente a Baghdad, prendendo terra nei pressi del Palazzo del Califfo.
Intanto, nel grande salone, alla presenza del Califfo e della Principessa, in una cornice pomposa e solenne, sfilavano i Sovrani di molti Regni, mostrando gli stupefacenti doni che avevano portato e suscitando degli ‘oooh!’ di meraviglia in tutti gli invitati.
I pretendenti alla mano della Principessa offrirono doni rarissimi: cammelli giganti con cinque gobbe, un elefante costruito con migliaia e migliaia di bellissime perle, preziosi cavalli che galoppavano anche in mezzo alle fiamme senza subire alcuna bruciatura.
Poi fu la volta di Akim, il Re della Montagna di Cristallo, che avanzò con una portantina  ricoperta da un prezioso drappeggio, tolse la copertura davanti al Califfo e il rubino sfolgorò in tutto il suo splendore.
‘Che faccia tosta!’, disse tra se Mustafà, che aveva il rubino nascosto in un cesto, poi si fece largo tra i presenti e gridò al Califfo: ‘Vostra Grazia, non creda a questo impostore! Il vero rubino, detto l’Occhio di Allah, lo custodisco io in questo cesto!’
Nell’avanzare, tra lo stupore degli invitati, purtroppo Mustafà inciampò e il suo rubino cadde a terra andando in frantumi: il vero rubino era proprio quello del Re Akim e il suo era solo una copia di vetro!
Mustafà impallidì, mentre il Califfo, mosso da collera, si mise a gridare puntandogli il dito contro: ‘Arrestate quel gaglioffo!’
Per fortuna il tappeto volante non era lontano; Mustafà gli saltò sopra e ‘VVOOOUM!’ volò fino a una montagna deserta ed inospitale dove si posò convinto di essere al sicuro dalle guardie del Califfo che certamente lo stavano cercando dappertutto.
Visse per molte settimane cibandosi di radici e di uova di uccello, poi un giorno sentì un forte odore di montone arrosto e non poté resistere. C’era una solitaria locanda in fondo alla valle e Mustafà con l’acquolina in bocca si presentò al proprietario: ‘Ti darò i miei vestiti in cambio di un pezzo di montone.’ - gli disse.  
Concluso l’affare, Mustafà si rimpinzò a tal punto che cadde in un sonno profondo. Quando si svegliò si trovò legato come un salame e circondato dalle guardie del Califfo, mentre il locandiere intascava la taglia che era stata posta sulla sua testa.
Impaurito e stordito, fu condotto alla presenza del Califfo; costui lo accolse con un luminoso sorriso: ‘Finalmente! Ti abbiamo cercato per mari e per monti, mio bravo giovane. Il vincitore della gara sei tu!’
Mustafà trasalì e balbettò: ‘Ma... ma come è possibile... il ru... il rubino era quello falso!’
‘Ma che rubino e rubino! - ribattè il Califfo - Hai vinto a causa del tuo portentoso, eccezionale, straordinario, meraviglioso, strabiliante, sbalorditivo tappeto volante! Tutti noi abbiamo seguito la tua fuga e in quel momento non ho avuto dubbi: il vincitore eri tu!’
E così Mustafà, inaspettatamente vincitore della gara, sposò la Principessa, divenne Pascià, e visse felice per tutti i suoi anni.
L’unica piccola seccatura gli veniva dal Califfo in persona che, entusiasta del tappeto volante, pretese tutti i giorni di essere accompagnato in volo a visitare le sue immense terre e ad assicurarsi che non ci fossero nemici all’orizzonte. 



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Corriere della Sera del 5/3/1988 Tavola realizzata per la trasmissione Europa Europa. Vittorio Vighi e Jacopo Rizza, coautori della trasmissione L'Altra Domenica del 1977, in una caricatura di E. Carbone. RadiocorriereTV del 14-20/4/1991